Indonesia | Lombok | L'ascesa del Gunung Rinjiani

 
Lombok (circa 4 mln di abitanti prevalentemente musulmani) e' l'isola a destra di Bali ed e' destinazione turistica solo dagli '80, per altro a fasi alterne (nel 2018 e' stata colpita da tre violenti terremoti che hanno causato danni all'80% degli edifici della zona del Rinjani, in molti casi ancora visibili). E' oggi una destinazione alternativa a Bali ed e' particolarmente apprezzata per il trekking sul suo vulcano principale, il Gunung Rinjani. L'aeroporto di collegamento e' Lombok, situato nella parte meridionale dell'isola. Dista da Jakarta 2 ore di volo. A Lombok c'e' un'ora di fuso orario in piu' rispetto a Jakarta. A Lombok si va per il surfing (Tanjung Desert), il mare (Gili Islands) ma soprattutto per il trekking sul Rinjani.








Gunung Rinjani


Il Rinjani con i suoi 3726 mlsm e' il secondo vulcano piu' alto dell'Indonesia e il trekking fino alla sua vetta e' considerato uno dei migliori al mondo. E' in effetti uno dei migliori da un punto di vista paesaggistico (altri vulcani offrono panorami molto meno affascinanti, anche a causa del fatto che si trovano in zone altrimenti pianeggianti) ma e' sicuramente anche uno dei piu' duri.

La maggior parte delle agenzie che organizzano i trekking sono di base a Senaru o Sembalun (tra l'altro le localita' piu' colpite dai terremoti del 2018 e ancora in fase di ricostruzione). Il servizio offerto e' piuttosto standard: se si parte da soli (non in gruppi misti), verra' formato un gruppo di 4-5 portantini + 1 guida incaricati di trasportare vitto e tende. Il servizio non e' nemmeno lontanamente vicino a quello offerto sul Kilimanjaro ma anche la durata e il prezzo sono ben diversi e quindi va bene.

All'arrivo a Lombok nel nostro caso era compresa un'escursione "per sciogliere i muscoli" a delle piacevoli cascate vicino a Senaru, dove abbiamo poi pernottato. Il paesaggio e' ovviamente idilliaco.


Essendo andati a maggio (il Rinjani e' chiuso da ottobre ad aprile), il tempo e' stato molto piacevole e non ha mai piovuto. Pare non sia alta stagione ma di gente ce ne era molta (soprattutto turisti asiatici). Noi abbiamo optato per il percorso di 3 giorni e 2 notti. In molti invece scelgono il percorso di 2 giorni e 1 notte che sale e scende lungo la stessa strada. Ci sono probabilmente anche altre combinazioni (anche combinazioni che non prevedono la vetta, per chi non se la sentisse). Nel nostro caso abbiamo apprezzato il paesaggio anche all'arrivo al secondo campo ma e' indubbio che il secondo giorno (quello della vetta) e' molto, molto impegnativo e da ponderare adeguatamente.

Giorno 1



Distanza: 10.6 km
Tempo: 4h50'
Ascesa totale: 1720m
Discesa totale: 76m

Il primo giorno parte da Sembalun ed e' comune a tutti, quindi molto affollato. Prima di partire bisogna passare dall'ufficio del gestore del parco, che chiama uno per uno i camminatori registrati (apparentemente c'e' un limite giornaliero di ingressi). Il trekking inizia a 1300mslm. Il terreno e' piuttosto pratico e il percorso e' scandito da Posizioni numerate da 1 a 4, per poi arrivare al campo "Sembalun Crater Rim" dove vengono piantate le tende (2600m). La zona del campo e' molto stretta e nei giorni maggiormente affollati puo' essere difficile trovare un posto adeguato. I portantini pero' si improvvisano scavatori e, muniti di pratiche ciabatte di gomma, livellano le piazzole rimaste. Si arriva di solito a meta' pomeriggio, per poi fare una cena anticipata e andare in tenda piuttosto presto, perche' il giorno dopo inizia presto, alle 2:00.














Giorno 2


Distanza: 16.8km
Tempo: 12h00'
Ascesa totale: 1911m
Discesa totale: 1962m

L'attacco alla vetta e' lungo, faticoso e buio. Si parte presto, i primi verso le 1:30 (noi siamo partiti alle 2:30) dopo una colazione leggera. Il percorso inizia subito male: sabbia e ghiaia, lungo praticamente il 90% della distanza che ci separa dalla vetta. Questo vuol dire 3 passi avanti e 1 indietro. Si va avanti quasi sempre incolonnati, illuminati dalle luci frontali che avanzano lentamente. L'ascesa e' lenta. Noi abbiamo mantenuto un passo piuttosto costante (con qualche momento di sconforto) e siamo arrivati in cima verso le 6, quindi oltre 3h30' di ascesa costante. Fortunatamente almeno nel nostro caso non ha fatto freddo (vento in cima ma sopportabile) e il cielo terso ci ha permesso di ammirare vulcano, lago, mare e isole circostanti. Resta comunque una delle salite piu' dure e va affrontata con la dovuta preparazione.


Completata la vetta, non resta che scendere. La discesa e' ugualmente sfidante, anche se meno faticosa soprattutto se ci si lascia andare e non ci si preoccupa della sabbia nelle scarpe. Noi siamo arrivati giu' per le 9, quindi con 2h30' circa di discesa. All'arrivo, colazione piu' sostanziosa per affrontare il resto della giornata.

Ecco, il resto della giornata non e' esattamente quello che ci si aspetta da un trekking con vetta notturna: nel nostro caso era previsto raggiungessimo un secondo campo dalla parte opposta del cratere. Questo voleva dire scendere fino al lago e risalire nuovamente a 2600m. Il percorso non prevede sabbia ma e' in alcuni punti molto accidentato, soprattutto nella zona del lago dove il percorso originale e' stato cancellato dal terremoto del 2018 e mai ripristinato. Nei pressi del lago ci siamo fermati a una sorgente termale piuttosto piacevole. Dal lago al campo 2 e' tutta una salita su pietroni, normalmente accettabile ma dopo quasi 12 ore di cammino diventa sfidante. Ad ogni modo al campo ci siamo arrivati quando ancora c'era luce e il panorama si e' rivelato ancora una volta meritevole.








Giorno 3


Distanza: 8.9km
Tempo: 4h45'
Ascesa totale: 19m
Discesa totale: 1818m

Il terzo giorno e' essenzialmente una lunga discesa a Senaru. Non presenta difficolta' particolari ma per qualcuno puo' essere complicata a causa dell'affaticamento delle gambe. Ad ogni modo in qualche modo giu' si arriva e il percorso e' anche piacevolmente ombreggiato dalla foresta tropicale. Partendo alle 6:30 siamo arrivati alla fine del trekking alle 11:00.