Podcast sull'Asia

10 settembre 2024 |

In un mondo in continua evoluzione, i podcast (quelli fatti bene e da persone informate sui fatti) sono uno strumento molto efficace per analizzare gli eventi mano a mano che si verificano, grazie al loro formato informale e alla velocita' di realizzazione. Una selezione (non esaustiva e sempre in aggiornamento) di podcast dedicati all'Asia:

Drum Tower (Economist) - Il podcast dedicato alla Cina per antonomasia, conduttori e ospiti di altissimo livello, punto di vista non viziato da preconcetti o luoghi comuni, alternanza di puntate di temi politici ed economici a puntate dedicate ad aspetti della societa' cinese in continua evoluzione (settimanale; necessario abbonamento)


The Prince (Economist) - La vita di Xijingping, dai suoi primi passi nel Partito alla sua figura attuale, molto utile in assenza di altre fonti affidabili e neutrali (8 puntate pubblicate nel settembre 2022; necessario abbonamento)



Altri Orienti (Chora Media) - Il podcast di Simone Pieranni dedicato all'Asia orientale; attenzione a tematiche non altrimenti reperibili sulla stampa soprattutto italiana; molto efficace nella presentazione di aspetti molto complessi e che coprono diversi decenni ma che e' utile conoscere per capire l'Asia di oggi (settimanale)


Asiatica (Radio Radicale) - La riproduzione in formato podcast della rubrica settimanale dedicata all'Asia di Radio Radicale (settimanale). 


Bambu' (Chora Media) - Stagioni di quattro puntate all'anno pubblicate in occasione dell'Udine Far East Film Festival. I conduttori Francesco Radicioni e Giulia Pompili sviluppano in ogni puntata un tema specifico che viene declinato su varie societa' asiatiche, soprattutto quella cinese, giapponese e coreana (4 puntate all'anno)


The Modi Raj (Economist) - Cosi' come per The Prince, l'Economist ha pubblicato una miniserie dedicata a Modi per provare a spiegare l'India attuale; si spera sia l'anticamera di un podcast dedicato all'India sulla falsa diga di Drum Tower (8 puntate pubblicate nel giugno 2024 + 1 puntata bonus pubblicata nel settembre 2024; necessario abbonamento)


PyongYang Blues (Zanzibar Produzioni) - Un podcast brillante attraverso il quale la protagonista, Carla Vitantonio, autrice dell'omonimo libro, racconta in maniera ironica ma molto corretta i suoi anni in Corea del Nord prima come insegnante e poi come cooperante. Podcast molto ben scritto e letto che permette agli ascoltatori e andare oltre i racconti giornalistici sulla Corea del Nord e comprendere un po' meglio questo paese cosi' lontano dalla nostra quotidianita' (10 puntate pubblicate nel 2020)

Zaynab - Una calciatrice in fuga dall'Afghanistan (Internazionale) - Miniserie pubblicata da Internazionale sulla storia di Zaynab, una ragazza membro di una squadra di calcio femminile afghana e poi fuggita in Europa; aiuta a capire la situazione di costante instabilita' del paese e la crisi internazionale oltre gli aspetti piu' politici e strategici, partendo invece dalle persone (5 puntante pubblicate nel novembre 2022 + 1 puntata finale di aggiornamento pubblicata nell'aprile 2023)


Nihao (Storie Libere) - Una serie pensata per chi la Cina proprio non la conosce; i temi sono soprattutto legati alle tradizioni, la lingua, la geografia, ma puo' essere comunque un buon modo per irrobustire le proprie conoscenze con un podcast volutamente leggero (6 puntate pubblicate nel 2022)

Riscio' (Piano P) - Giada Massetti e Simone Pieranni parlano di Cina e di come non si possa prescindere da essa; non e' piu' molto attuale ma piacevole da ascoltare (8 puntate pubblicate nel 2018 + 2 puntate nel 2020)



Taccuini (Internazionale) - Una miniserie di Internazionale sulla figura di Tiziano Terzani come corrispondente dall'Asia (4 puntante pubblicate nel 2024; necessario abbonamento)


Italia | Piemonte | Sacra di San Michele e Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso

4 settembre 2024 |

All'imbocco della Val di Susa, anche solo passando in autostrada, si puo' ammirare una chiesa costruita su un cucuzzolo che gia' da lontano fa il suo figurone. E' la Sacra di San Michele, o meglio Abbazia di San Michele della Chiusa, arroccata sulla cima del monte Pirchiriano, a 960m di altitudine. Facile capire che questo panorama abbia ispirato il romanzo storico di Umberto Eco "Il nome della rosa".

Costruita tra il X e l'XI secondo e consacrata nel 1255, la Sacra di San Michele fu uno dei principali centri della spiritualita' benedettina in Italia (passo' poi ai padri rosminiani nel XIX secolo).

L'abbazia merita una visita sia da lontano, per apprezzarne la posizione e l'architettura, sia all'interno.









Poco lontano dalla Sacra di San Michele vale a pena fare una sosta alla Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, un edificio religioso fondato dall'Ordine ospedaliero di Sant'Antonio di Vienne. Risale al XII secolo e fu costruito in un punto strategico della Via Francigena, dove confluivano i percorsi dai vicini valichi di Moncenisio e Monginevro, prima di entrare a Rivoli e a Torino.



Italia | Piemonte | Abbazia dei Santi Nazario e Celso a San Nazzaro Sesia

30 agosto 2024 |
 
San Nazzano Sesia e' un comune di meno di mille abitanti in provincia di Novara, perso tra le risaie. Merita una visita per l'abbazia dei Santi Nazario e Celso, tra i più importanti esempi di gotico lombardo italiano.

L'abbazia, fondata nel 1040 nel luogo dove fin dall'epoca longobarda sorgeva un monastero dedicato agli stessi santi. L'amministrazione fu affidata ai monaci benedettini.
Nel 1400 l'abbazia fu fortificata e trasformata in un ricetto per la popolazione: fu quindi dotata di un fossato, di camminamenti e di mura.
Nel 1466 fu completamente ricostruita in stile gotico lombardo, in particolare la chiesa e il chiostro.
Con Napoleone e l'ordine di alienare proprieta' ecclesiastiche, parti dell'abbazia furono vendute a privati (tutt'ora private).
La parte piu' antica e' il campanile, che non subi' rimaneggiamenti ed e' quello originali del 1055. In caso di assedio poteva fungere da estrema difesa.
La chiesa, della fine del '400, presenta ancora le ali porticate originali, in stile romanico.

Italia | Piemonte | Il Principato di Lucedio

30 agosto 2024 |
 
Il Principato di Lucedio, oggi azienda agricola e spazio per eventi, si trova a Trino Vercellese (non lontano dallo scheletro dell'ex centrale nucleare) e ha una storia molto particolare. In pochi lo conoscono: e' un bene protetto dal FAI e visitabile secondo un calendario disponibile sul sito.

L'Abbazia di Lucedio fu fondata nel 1123 dai monaci Cistercensi: la zona era paludosa e i monaci erano risaputo si tirassero su il saio e lavorassero alacremente perche' dal loro lavoro dipendeva la sopravvivenza dell'Abbazia, ergo gli fu affidata con grande entusiasmo e loro in poco tempo misero tutto a posto, bonificarono le terre, voila', l'azienda agricola era nata.

I monaci ci sapevano fare con l'agricoltura e a meta' del '500 avviarono la coltivazione del riso, tra i primi in Italia a renderlo un prodotto commerciale. Il riso era gia' conosciuto in Italia, probabilmente gia' i mercanti arabi intorno all'anno mille lo avevano portato con se', sicuramente lo conoscevano i mercanti veneziani che si avventuravano direttamente in Oriente. Pero' per molto tempo fu considerato qualcosa di piu' vicino alla medicina che a un alimento. I monaci evidentemente ci vedevano lungo.

Lucedio fece da prototipo per le cosiddette grange, ovvero "granai", abitazioni o centri agricoli tipici del vercellese all'interno dei quali i monaci cistercensi distaccati dal convento bonificavano il terreno e lo rendevano adatto all'agricoltura. In pratica quando un proprietario terriero voleva rendere produttivi i propri possedimenti, chiamava l'abbazia che mandava un monaco, il granciere, a dirigere i lavori.  Evidentemente la Pianura Padana non fu creata a quadretti con i campi coltivati pronti per la raccolta, era invece molto piu' simile al Bosco delle Sorti della Partecipanza che si trova li' vicino e che rappresenta uno degli ultimi rimasugli delle foreste che prima del medioevo ricoprivano tutta la pianura. 
Lucedio, anche grazie a questo servizio di "consulenza", arrivo' a possedere terre anche nel Monferrato e nel Canavese.

L'Abbazia di Lucedio divenne un fiorente centro di potere politico e venne a trovarsi addirittura sulla Via Francigena: tre Papi la visitarono nei secoli, e non per assaggiarne il risotto. Il suo valore commerciale e politico la rese possedimento pregiato: prima proprieta' dei Gonzaga, poi dei Savoia e infine di Napoleone all'inizio del XIX secolo. Caduto Napoleone, le proprieta' di Lucedio vengono divise in lotti e cedute a vari personaggi, tra cui il padre di Camillo Benso, conte di Cavour. Curioso che proprio Camillo Benso in gioventu' fu poi mandato a Lucedio a "tranquillizzarsi" un po', su ordine del padre.
Nel 1861 il lotto con l'Abbazia passo' al Raffaele de Ferrari, duca di Galliera, al quale i Savoia conferirono il diritto di fregiarsi del titolo di Principe di Lucedio. Nasce cosi' la denominazione attuale "Principato di Lucedio".

Italia | Veneto | Padova e la cappella degli Scrovegni

27 agosto 2024 |
 
Padova, in Veneto, e' una localita' che merita una tappa, in particolare per l'egregia Cappella degli Scrovegni, che, insieme ai "Cicli di affreschi del XIV secolo di Padova" e' riconosciuta come Patrimonio dell'Umanita' dall'UNESCO. Oltre alla cappella, Padova e' molto piacevole da visitare, con i suoi portici, i caffe' storici, la basilica di Sant'Antonio e altre chiese degne di una sosta.

Il motivo per cui tutti visitano Padova e in particolare la cappella degli Scrovegni e' la serie di affreschi di Giotto che la decorano quasi interamente all'interno, risalenti ai primi anni del '300. La superficie affrescata e' di circa 700m² e rappresentarono per l'epoca una vera svolta per l'arte della pittura. La cappella era in origine privata, appunto della famiglia Scrovegni. Se uno dovesse chiedersi dove trovarono i soldi per pagare cotanto cobalto per la volta celeste (180m²), e' utile sapere che il padre, Reginaldo Scrovegni, del committente, Enrico, si era da poco guadagnato un ruolo addirittura nella Divina Commedia di Dante. All'inferno. In quanto usuraio.

Gli affreschi rappresentano tutta la vita di Gesu' e sono molto intuitivi da leggere, in questo senso sono molto simili ai cicli di affreschi di Assisi, anch'essi di Giotto. 

La storia degli affreschi e della sua conservazione sono raccontate in maniera molto efficace dal video introduttivo presentato ai visitatori nel tecnologico ingresso posto a difesa della cappella dalle impurita' e dagli agenti atmosferici. Per questo motivo, gli ingressi sono severamente regolamentati ed e' obbligatoria la prenotazione (https://cappelladegliscrovegni.it/), si consiglia con almeno una settimana di anticipo, soprattutto nei weekend (non e' comunque possibile acquistare il biglietto il giorno stesso).