Giappone | Kansai | Kyoto Trail

24 settembre 2024 | |
 
Kyoto, antica capitale giapponese e popolare destinazione turistica nella provincia del Kansai (la stessa di Osaka e Nara), offre molte opportunita' per camminare a poca distanza dal centro urbano, superando cosi' anche la folla di turisti che spesso di accalca nelle vie del quartiere Gion.

Kyoto e' una citta' di 1.5 milioni di abitanti, non ha un proprio aeroporto ma e' collegata in maniera abbastanza efficiente con l'aeroporto del Kansai, a sud di Osaka (70 min di treno da Kyoto). Le attrazioni turistiche di Kyoto di distribuiscono un po' in tutta la citta' quindi, oltre ai quartieri centrali, e' d'obbligo spostarsi in zone piu' periferiche per poter visitare alcune attrazioni principali. Ci sono pero' poche linee di metro e spesso bisogna fare cambi di stazione tra metro di diversi gestori, treni di superficie (di altri gestori) e pullman. Fortunatamente e' possibile caricare sul proprio cellulare IC card (ad esempio la carta ICOCA) per pagare digitalmente agli ingressi. Altamente raccomandate.

Kyoto Isshu Trail (京都一周トレイル)

E' possibile percorrere un piacevole percorso tracciato tra Kyoto Est e Kyoto Ovest passando per Kyoto Nord. Benche' Isshu si traduca "circuito", il Kyoto Trail non e' un anello quindi il percorso non racchiude completamente la citta'. Il percorso totale e' di 82 km con un'ascesa di 4000 m ma non e' necessario completarlo, anche perche', a differenza di percorsi come il Jeju Olle Trail, il Kyoto Trail e' meno formale e spesso ci sono piu' di un percorso per raggiungere lo stesso punto, quindi e' da considerarsi soprattutto come un "suggerimento di camminata" piu' che un tracciato vero e proprio. E' comunque segnalato (anche se e' consigliabile portare con se' il gpx perche' alcuni punti sono confusi) e il percorso e' ben tenuto.

Il percorso e' molto flessibile e permette anche di passare da alcuni interessanti templi, come il Fushimi Inari, il Enryaku-ji (in cima al monte Hiei), e il Nanzen-ji.

Il Kyoto Trail e' formalmente diviso in 4 parti:
- Higashiyama course, 東山コース (Est):  da Fushimi-Momoyama Station a Mt. Hiei Cable Car Station, 32.7 km, 1900 m ascesa
- Kitayama Toubu course, 北山東部コース (Nord-Est): da Mt. Hiei Cable Car Station a Ninose Bus Stop, 18.4 km, 700 m ascesa
- Kitayama Nishibu course, 北山西部コース (Nord-Ovest): da Ninose Bus Stop a Kiyotakibashi Bridge, 17.2 km, 900 m ascesa
- Nishiyama course, 西山コース (Ovest): da Kiyotakibashi Bridge a Kamikatsura Station, 13.7 km, 500 m ascesa
Il kilometraggio e le localita' sono approssimative perche', appunto, i percorsi possono essere molti e si possono prendere varianti diverse anche, ad esempio, legate alle scelte dei mezzi di trasporto utilizzati per raggiungere il percorso (la parte Nord e' poco servita).

Sul sito officiale si trovano informazioni dettagliate sul percorso.
Torii del Fushimi-Inari
Kiyomizu-Dera Temple
Kinkaku-ji
Kinkaku-ji
Kinkaku-ji
Kiyomizu-dera

Vietnam | Cat Tien National Park by bike

20 settembre 2024 | |
 
Eravamo gia' andati a Saigon/Ho Chi Minh City per esplorare in mountain bike il delta del Mekong, questa volta, capitati ancora una volta a Saigon per qualche giorno, ne abbiamo approfittato per un giro di due giorni nel Cat Tien National Park, a 150 km a nord di Saigon.

Il parco (https://cattiennationalpark.com.vn/en/page-chu/) e' un parco nazionale riconosciuto come biosfera protetta dall'UNESCO dal 2001. Si estende per 720 km2 e rappresenta la piu' grande foresta tropicale a bassa altitudine del Vietnam. Il territorio, prima di diventare parco, era occupato prevalentemente dal popolo Ma, poi ricollocato nei villaggi a sud-ovest dell'area protetta.

La notorieta' del parco e' iniziata nel 1992 con la scoperta di una colonia di rinoceronti di Java e questo aveva favorito la creazione di un parco in senso moderno a partire dal 1998. Parti del parco avevano sofferto gravi danni durante la guerra del Vietnam, durante la quale vaste aree erano state danneggiate dai defoglianti erbicidi usati estensivamente dalle forze americane. Successivamente, soprattutto negli anni '80, la foresta fu indebitamente sfruttata per il legname.

Attualmente il 2% della foresta e' di origine primaria con imponenti dipterocarpus alatus. Gran parte della foresta e' invece secondaria o mista e conta diverse specie di alberi caducifoglie (durante la stagione secca). Alcune parti della foresta sono ricche di piante di bambu', soprattutto in quelle zone danneggiate dalla raccolta del legname e che sono state piu' in contatto con l'attivita' umana. Circa il 10% della foresta e' invece soggetta a inondazioni del fiume Dong Nai durante la stazione delle piogge.

La fauna locale include in particolare il gibbone dalle guance dorate (Nomascus gabriellae), una specie autoctona. Il parco include anche un centro dedicato agli orsi neri asiatici. Sono presenti anche colonie di elefanti asiatici. I rinoceronti di Java grazie ai quali il parco divenne famoso sono ormai estinti, o meglio, ne esiste una sola popolazione in natura, in Indonesia. Nel resto del sudest asiatico e' scomparso per un sommarsi di cause: i trofei di caccia al tempo delle colonie, la distruzione del suo habitat naturale a causa del napalm, i terremoti e gli tsunami che hanno devastato intere aree costiere in Indonesia, e soprattutto i bracconieri che hanno ucciso anche l'ultimo rinoceronte di Java a Cat Tien nel 2010 per sottrargli il corno, ritenuto miracoloso dalla medicina tradizionale cinese (da notare che il corno e' composto di sola cheratina).

Attualmente il parco e' ancora minacciato da attivita' illegali, quali il bracconaggio e la raccolta illecita di legname, e anche dai continui casi di conflitti tra uomo e animali selvatici (il parco e' troppo piccolo per permettere agli animali di trovare quello di cui hanno bisogno entro i suoi limiti senza mai sforarli).

Uno dei tanti luoghi di culto mariani del Vietnam meridionale
Galli da combattimento

Podcast sull'Asia

10 settembre 2024 |

In un mondo in continua evoluzione, i podcast (quelli fatti bene e da persone informate sui fatti) sono uno strumento molto efficace per analizzare gli eventi mano a mano che si verificano, grazie al loro formato informale e alla velocita' di realizzazione. Una selezione (non esaustiva e sempre in aggiornamento) di podcast dedicati all'Asia:

Drum Tower (Economist) - Il podcast dedicato alla Cina per antonomasia, conduttori e ospiti di altissimo livello, punto di vista non viziato da preconcetti o luoghi comuni, alternanza di puntate di temi politici ed economici a puntate dedicate ad aspetti della societa' cinese in continua evoluzione (settimanale; necessario abbonamento)


The Prince (Economist) - La vita di Xijingping, dai suoi primi passi nel Partito alla sua figura attuale, molto utile in assenza di altre fonti affidabili e neutrali (8 puntate pubblicate nel settembre 2022; necessario abbonamento)



Altri Orienti (Chora Media) - Il podcast di Simone Pieranni dedicato all'Asia orientale; attenzione a tematiche non altrimenti reperibili sulla stampa soprattutto italiana; molto efficace nella presentazione di aspetti molto complessi e che coprono diversi decenni ma che e' utile conoscere per capire l'Asia di oggi (settimanale)


Asiatica (Radio Radicale) - La riproduzione in formato podcast della rubrica settimanale dedicata all'Asia di Radio Radicale (settimanale). 


Bambu' (Chora Media) - Stagioni di quattro puntate all'anno pubblicate in occasione dell'Udine Far East Film Festival. I conduttori Francesco Radicioni e Giulia Pompili sviluppano in ogni puntata un tema specifico che viene declinato su varie societa' asiatiche, soprattutto quella cinese, giapponese e coreana (4 puntate all'anno)


The Modi Raj (Economist) - Cosi' come per The Prince, l'Economist ha pubblicato una miniserie dedicata a Modi per provare a spiegare l'India attuale; si spera sia l'anticamera di un podcast dedicato all'India sulla falsa diga di Drum Tower (8 puntate pubblicate nel giugno 2024 + 1 puntata bonus pubblicata nel settembre 2024; necessario abbonamento)


PyongYang Blues (Zanzibar Produzioni) - Un podcast brillante attraverso il quale la protagonista, Carla Vitantonio, autrice dell'omonimo libro, racconta in maniera ironica ma molto corretta i suoi anni in Corea del Nord prima come insegnante e poi come cooperante. Podcast molto ben scritto e letto che permette agli ascoltatori e andare oltre i racconti giornalistici sulla Corea del Nord e comprendere un po' meglio questo paese cosi' lontano dalla nostra quotidianita' (10 puntate pubblicate nel 2020)

Zaynab - Una calciatrice in fuga dall'Afghanistan (Internazionale) - Miniserie pubblicata da Internazionale sulla storia di Zaynab, una ragazza membro di una squadra di calcio femminile afghana e poi fuggita in Europa; aiuta a capire la situazione di costante instabilita' del paese e la crisi internazionale oltre gli aspetti piu' politici e strategici, partendo invece dalle persone (5 puntante pubblicate nel novembre 2022 + 1 puntata finale di aggiornamento pubblicata nell'aprile 2023)


Nihao (Storie Libere) - Una serie pensata per chi la Cina proprio non la conosce; i temi sono soprattutto legati alle tradizioni, la lingua, la geografia, ma puo' essere comunque un buon modo per irrobustire le proprie conoscenze con un podcast volutamente leggero (6 puntate pubblicate nel 2022)

Riscio' (Piano P) - Giada Massetti e Simone Pieranni parlano di Cina e di come non si possa prescindere da essa; non e' piu' molto attuale ma piacevole da ascoltare (8 puntate pubblicate nel 2018 + 2 puntate nel 2020)



Taccuini (Internazionale) - Una miniserie di Internazionale sulla figura di Tiziano Terzani come corrispondente dall'Asia (4 puntante pubblicate nel 2024; necessario abbonamento)




Non e' un podcast, ma merita comunque di essere menzionato, il sito China Files, dell'ottimo Lorenzo Lamperti, che da Taiwan segue l'andamento politico ed economico di tutta l'Asia, con un occhi particolare alla Cina. Da non perdere la rassegna stampa asiatica giornaliera (iscrizione alla newsletter via email). Tra le rubriche, quella di Matteo Miavaldi sull'India, Elefanti a parte, e' molto valida.

Italia | Piemonte | Sacra di San Michele e Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso

4 settembre 2024 |

All'imbocco della Val di Susa, anche solo passando in autostrada, si puo' ammirare una chiesa costruita su un cucuzzolo che gia' da lontano fa il suo figurone. E' la Sacra di San Michele, o meglio Abbazia di San Michele della Chiusa, arroccata sulla cima del monte Pirchiriano, a 960m di altitudine. Facile capire che questo panorama abbia ispirato il romanzo storico di Umberto Eco "Il nome della rosa".

Costruita tra il X e l'XI secondo e consacrata nel 1255, la Sacra di San Michele fu uno dei principali centri della spiritualita' benedettina in Italia (passo' poi ai padri rosminiani nel XIX secolo).

L'abbazia merita una visita sia da lontano, per apprezzarne la posizione e l'architettura, sia all'interno.









Poco lontano dalla Sacra di San Michele vale a pena fare una sosta alla Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, un edificio religioso fondato dall'Ordine ospedaliero di Sant'Antonio di Vienne. Risale al XII secolo e fu costruito in un punto strategico della Via Francigena, dove confluivano i percorsi dai vicini valichi di Moncenisio e Monginevro, prima di entrare a Rivoli e a Torino.



Italia | Piemonte | Abbazia dei Santi Nazario e Celso a San Nazzaro Sesia

30 agosto 2024 |
 
San Nazzano Sesia e' un comune di meno di mille abitanti in provincia di Novara, perso tra le risaie. Merita una visita per l'abbazia dei Santi Nazario e Celso, tra i più importanti esempi di gotico lombardo italiano.

L'abbazia, fondata nel 1040 nel luogo dove fin dall'epoca longobarda sorgeva un monastero dedicato agli stessi santi. L'amministrazione fu affidata ai monaci benedettini.
Nel 1400 l'abbazia fu fortificata e trasformata in un ricetto per la popolazione: fu quindi dotata di un fossato, di camminamenti e di mura.
Nel 1466 fu completamente ricostruita in stile gotico lombardo, in particolare la chiesa e il chiostro.
Con Napoleone e l'ordine di alienare proprieta' ecclesiastiche, parti dell'abbazia furono vendute a privati (tutt'ora private).
La parte piu' antica e' il campanile, che non subi' rimaneggiamenti ed e' quello originali del 1055. In caso di assedio poteva fungere da estrema difesa.
La chiesa, della fine del '400, presenta ancora le ali porticate originali, in stile romanico.