Se si esclude la preistoria pechinese, le
prime storie-leggende legate a Pechino risalgono all’epoca del mitologico Imperatore giallo, fondatore di Youling, la cui tomba si dice addirittura essere in zona. Fu poi la volta del re Yao che fondo’
Youdu/Youzhou, circa 4000 anni fa.
I primi avvenimenti storicamente
confermabili sono pero' quelli relativi alla dinastia
Zhou (XI sec. a.C.). La prima citazione che fa riferimento a Pechino in
quanto citta’ e’ del 1045 a.C., quando nella zona furono fondate due citta’
stato, Ji e Yan. Entrambe erano posizionate su una via commerciale molto
importante che andava dalle pianure centrali alle steppe settentrionali,
costeggiando cosi’ le montagne Taihang. Con il tempo, lo stato di Yan conquisto’
Ji e si estese oltre, diventando cosi’ uno dei piu’ importanti durante l’epoca
degli stati guerrieri (473-221 a.C.). E’ di questo periodo il muro a protezione
della citta’ piu’ antico, attualmente compreso nella contea di Changping e
risalente al 283 a.C. Il nemico era quello di sempre: i nomadi delle steppe
settentrionali.
Nel 226 a.C. lo stato di Qin conquisto’ Ji poi Yan e nel 221
a.C., terminata la conquista degli stati limitrofi, elevo' il proprio re a “Primo imperatore”. All’epoca, comunque, la citta’ aveva ancora un ruolo secondario alle
capitali centrali e meridionali.
Nel 206 a.C. il testimone passa alla dinastia Han. Risalgono a questo periodo le prime
tombe imperiali ritrovate dagli anni ’70 in poi nei dintorni di Pechino.
Con il passare del tempo, e delle
dinastie, Pechino, conosciuta con il nome di Ji, era sempre piu’ definita
ma comunque di importanza relativa. Le muraglie costruite fino al VI
secolo d.C. avevano infatti l’obiettivo di proteggere non tanto la citta’,
quanto l’intera zona dagli attacchi provenienti da Nord. La popolazione, colpita dal continuo stato di guerra, aveva raggiunto i 170.000
residenti per poi toccare quota 500.000 mila nel VII sec. E’ del 645 il tempio
piu’ antico di Pechino, oggi chiamato Fayuan Temple, costruito durante la dinastia Tang per commemorare i morti
durante le campagne di guerra coreane. Nel 730 i Tang separano il territorio di
Ji e fondano una nuova Ji (oggi Tianjin) e Youzhou (oggi Pechino).
La dinastia Tang fu spezzettata in “cinque dinastie e dieci regni”,
condizione che rese possibile la discesa su Pechino del popolo nomade conosciuto
come Khitan e la fondazione della dinastia Liao. La citta’ pero’ rimaneva
periferica a imperi che avevano il loro centro a Xi’an e Luoyang. I Liao
rinominarono Youzhou come Nanjing, dando alla citta’ il ruolo di capitale
secondaria. Sono di questo periodo Sanmiao Road, Niujiu Mosque e Tianning
Temple.
Dopo la breve parentesi della dinastia Song, che rinominarono la
citta’ Yanshan, i Jin presero il
potere e imposero il nome Zhongdu (Capitale Centrale): per la prima volta
Pechino era ufficialmente la citta’ piu’ importante. Un muro difensivo fu
costruito ed e’ ancora visibile nel distretto di Fengtai. Fu introdotta la
carta moneta e la popolazione crebbe fino a 400.000 persone in citta’ e 1,6
milioni nei dintorni. Gli imperatori Jin sono seppelliti nel distrutto di
Fengshan.
Nel 1214 c’e’ la prima discesa dei mongoli
di Genghis Khan su Pechino, che viene
occupata. In questo periodo il taoismo raggiunge il livello della corte
imperiale e viene fondato il Tempio della Nuvola Bianca, ancora oggi sede nazionale dei taoisti.
Pechino passa a essere la capitale
dell’impero mongolo con il nome di Dadu (Grande Capitale) o Khanbalik (Citta’
di Khan). Nel giro di qualche decennio, Dadu diviene la capitale del piu’
esteso impero della storia, sotto il regno di Kublai Khan, nipote di Genghis, della dinastia Yuan. La sua impostazione infatti era molto diversa da
quella degli altri imperatori mongoli, fedeli al nomadismo del proprio popolo.
Kublai Khan voleva essere a capo di un vero impero cosmopolita e a questo scopo ricostrui’ completamente la
citta’ a partire dal 1267. Nel 1285 i lavori erano finiti e, con la sconfitta
definitiva dei Song meridionali nel 1279, Pechino divenne nel 1285 la capitale
dell’intera Cina. Il centro di Dadu era la Torre del Tamburo. Sono di questo
periodo i laghi che si trovano tutt’ora nel centro della citta’. Per alimentare
i laghi e per garantire l’approvvigionamento di acqua dolce, fu costruito un sistema idrico che andava dalle Yuquan
Mountain nel nordest, al Kunming Lake dell’attuale Palazzo d’Estate, al centro
citta’. L’apporto di cibo era invece garantito dal Canale Imperiale che da Hangzhou portava grano alla capitale,
costruito gia’ nel V secolo ma esteso e modernizzato in questo periodo. Nel
1327 Pechino contava 952.000 abitanti, la regione superava invece i 2 milioni.
E’ in questi anni che la citta’ prende
forma:le strade, sistemate a scacchiera, erano di due tipi, viali di 25 m
di larghezza o hutong, di 6-7 m. Gli hutong di Dongsi risalgono in
questo periodo. Fu costruito anche un sistema
fognario che portava l’acqua piovana e i rifiuti verso il sud della citta’.
Durante il regno degli Yuan, Pechino raggiunse livelli all'avanguardia per
l’epoca, cosi’ come ci e’ stato riportato da viaggiatori come Marco Polo, primo occidentale alla corte dell'imperatore cinese. Le architetture erano
rappresentative di tutta l’Asia, dall'osservatorio e l’accademia islamica, alla
stupa nepalese, al tempio confuciano e l’accademia imperiale. La dinastia Yuan implose pero’ su se
stessa a causa di una guerra di successione scoppiata nel 1328, conosciuta come
Guerra delle due capitali, grazie alla quale i Ming di Nanchino ebbero la
meglio.
Con i Ming
la citta’ cambia il nome prima in Beiping (Pace Settentrionale) poi, sotto l’imperatore Yongle, in Beijing (Capitale Settentrionale). Grazie al nuovo status, la citta’ viene nuovamente ridisegnata
e ristrutturata. La Citta’ Proibita e il Tempio del Cielo risalgono a questo
periodo. Nel 1421 la sede centrale del potere viene ufficialmente trasferita da
Nanjing a Beijing, facendone cosi’ la capitale
assoluta. Poiche' l’interesse principale dei Ming era la tutela della
frontiera settentrionale, viene realizzata un'ulteriore estensione della Grande Muraglia, cosi' come la
conosciamo oggi. Vennero realizzate anche mura urbane per la protezione della citta’.
Pochi tratti di queste mura sono ancora visibili presso il Ming City Wall
Relics Park. Durante la dinastia Ming anche Matteo Ricci fa il suo arrivo a Pechino e diventa consigliere
dell’imperatore Wanli e diventa cosi' il primo occidentale a entrare nella Citta’ Proibita. In
questo periodo Pechino e’ la citta’ piu’ popolosa al mondo con quasi 1 milione
di abitanti in citta’ e piu’ di 2 milioni nelle vicinanze.
Nel 1644 e’ la volta dei Qing (mancesi), che pero' non intervennero
piu’ di tanto sulla forma della citta’. Sono di questa epoca il Vecchio Palazzo
d’Estate e il Palazzo d’Estate. Nel 1728, il dialetto di Pechino viene elevato a lingua ufficiale di tutta la
Cina (quindi dell’amministrazione), elemento che verra’ riconfermato nei secoli.
E’ di questo periodo (meta’ ‘800) anche l’arte dell’opera pechinese, il risultato della fusione dell’opera dell’Anhui e
del Hubei. I Qing favorirono anche la nascita di attivita’ commerciali particolarmente longeve, come la farmacia
Tongrentang (1669), il ristorante musulmano Baikui Laohao (1780) e il
ristorante di anatra alla pechinese Quanjude (1864). Sotto i Qing viene anche
inaugurata la Peking University
(1898).
Nel 1860 inizia il declino dei Qing. I
primi a imporsi furono le truppe anglo-francesi che entrarono a Pechino durante
la Seconda guerra dell’oppio e si accanirono sul Palazzo d’Estate e sul Vecchio
Palazzo d’Estate. Con la fine della guerra, la Cina fu costretta ad accettare
rappresentanze diplomatiche e vantaggi commerciali per le potenze occidentali,
che si sistemarono nel quartiere delle
Legazioni a est della Citta’ Proibita.
Alla fine dell’800 fa l’ingresso in Cina
anche la ferrovia. Nonostante la
titubanza iniziale, all'imperatrice Cixi venne costruita una linea ferroviaria
di 2 km che andava dalla residenza di Zhongnanhai alle sale da pranzo di
Beihai. L’imperatrice pero’ era contraria al rumore del motore a vapore del treno, che avrebbe
disturbato il fengshui del luogo,
obbligando quindi gli eunuchi a trascinarlo.
Grazie a questo primo esperimento, la prima linea ferroviaria
Tianjin-Lugouqiao fu costruita tra il 1895 e il 1897 con capitali inglesi. Gia’
nel 1905 iniziarono i lavori per altre linee, questa volta a capitale cinese.
Nel 1900 c’e’ il secondo cedimento
dell’impero dei Qing: a seguito dello scoppio della Rivolta dei Boxer, spalleggiata dall'imperatrice Cixi, le truppe
occidentali risposero occupando Pechino e ottennero in cambio il Protocollo
dei Boxer e la promessa di un indennita’ di guerra che diede il colpo finale
alle finanze dei Qing. Furono aboliti gli esami imperiali (1905) e furono fatte
delle concessioni ai paesi occidentali. Questi eventi portarono anche a novita’ positive: con l’indennita di guerra, gli americani fonderanno la Tsinghua University (1912) e alcune scuole femminili imposero l’abolizione della pratica di legare i piedi
delle donne. Nacque in questi anni la prima universita’ di medicina, la prima biblioteca
e la prima forza di polizia intesa in senso occidentale. Nel 1905 venne fondata quella
che poi diventera’ la Bank of China.
Nel 1911 la dinastia Qing viene
definitivamente sconfitta dalle forze
repubblicane. Pechino rimase capitale fino al 1928 sotto il governo di Yuan Shikai, gia’ generale Qing. Nel
1928 la capitale fu spostata a Nanchino e Pechino torno' ad essere chiamata
Beiping. La lotta per il controllo e il governo continuo' tra Yuan e Sun Yat Sen, arrivando addirittura a una
restaurazione dell’impero sotto la guida dell’autoproclamato imperatore Yuan
(1915-1916).
Durante gli anni ’20, la citta’ venne rimodellata per rispondere alle esigenze piu’ moderne: vennero installati
sistemi di fornitura di acqua, migliorate le condizioni igieniche e regolati i rifornimenti di cibo. Vennero costruite linee di tram e aperti parchi per la
popolazione (quasi tutti ex-giardini privati degli ufficiali imperiali). E’ in
questo periodo che la Citta’ Proibita viene aperta al pubblico.
Contemporaneamente pero’, non essendo piu’ capitale, Pechino perse i principali ingressi di
denaro e molto del suo potere.
Nel 1937 pero’ i giapponesi uscirono vincitori dal c.d. incidente del ponte
di Marco Polo, scoppio' cosi' la Seconda guerra sino-giapponese e le truppe
nipponiche occuparono Beiping, ridenominata Beijing, facendone la capitale di uno
stato fantoccio guidato dalla dinastia Qing restaurata, nella persona di Puyi. I giapponesi restarono fino al
1945, quando la citta’ fu ridata prima al governo congiunto di nazionalisti e
comunisti (uniti contro l’invasore) e poi ai comunisti, vincitori della guerra
civile nel 1949.
Pechino e’ stato anche il palcoscenico per i
piu’ grandi avvenimenti del periodo
rivoluzionario, a partire dal Grande
Balzo in avanti (1958-1962) e la Rivoluzione
Culturale (con le Guardie Rosse che imperversavano in tutta la citta’ e in
tutta la Cina dal 1966-1968 e i periodi di rieducazione in campagna dal
1968-1969). Il periodo delle Guardie Rosse fu forse il piu’ buio per la citta’:
centinaia di luoghi storici furono danneggiati o distrutti, quasi 2000
residenti furono uccisi e decine di migliaia di case saccheggiate.
La normalita’ torno’ negli anni ’70 e ’80,
durante i quali sembro’ emergere un movimento democratico e liberale con
l’appoggio di una parte del Partito. Tutto fu pero’ cancellato con la reazione
alle proteste del giugno 1989 a Piazza
Tiananmen, le ultime di una serie di
episodi che avevano come centro proprio la piazza.
Pechino e’ oggi una citta’ che ha oggi
circa 22 milioni di abitanti. E’ praticamente grande quanto il Lazio ma ha 5
volte la sua popolazione. Per fare posto a tutta questa gente, e alle attivita’
tipiche di una citta’ moderna, negli ultimi 70 anni sono stati apportati grandi
cambiamenti alla struttura urbana, demolendo grandi aree e rimuovendo, tra le
altre cose, gli archi (paifang) che
segnavano l’inizio di molte strade. Pur non raggiungendo la densita’ di
grattacieli di altre citta’ cinesi, anche Pechino ha
i suoi quartieri piu’ moderni e residenziali. Le
strette vie tradizionali, gli hutong,
sono costantemente minacciate dal degrado strutturale e, di conseguenza, dalle
demolizioni, ma qualcosa rimane e la speranza e’ una presa di coscienza
generalizzata che serva a tutelare almeno quello che e’ rimasto.