Il Principato di Lucedio, oggi azienda agricola e spazio per eventi, si trova a Trino Vercellese (non lontano dallo scheletro dell'ex centrale nucleare) e ha una storia molto particolare. In pochi lo conoscono: e' un bene protetto dal FAI e visitabile secondo un calendario disponibile sul sito.
L'Abbazia di Lucedio fu fondata nel 1123 dai monaci Cistercensi: la zona era paludosa e i monaci erano risaputo si tirassero su il saio e lavorassero alacremente perche' dal loro lavoro dipendeva la sopravvivenza dell'Abbazia, ergo gli fu affidata con grande entusiasmo e loro in poco tempo misero tutto a posto, bonificarono le terre, voila', l'azienda agricola era nata.
I monaci ci sapevano fare con l'agricoltura e a meta' del '500 avviarono la coltivazione del riso, tra i primi in Italia a renderlo un prodotto commerciale. Il riso era gia' conosciuto in Italia, probabilmente gia' i mercanti arabi intorno all'anno mille lo avevano portato con se', sicuramente lo conoscevano i mercanti veneziani che si avventuravano direttamente in Oriente. Pero' per molto tempo fu considerato qualcosa di piu' vicino alla medicina che a un alimento. I monaci evidentemente ci vedevano lungo.
Lucedio fece da prototipo per le cosiddette grange, ovvero "granai", abitazioni o centri agricoli tipici del vercellese all'interno dei quali i monaci cistercensi distaccati dal convento bonificavano il terreno e lo rendevano adatto all'agricoltura. In pratica quando un proprietario terriero voleva rendere produttivi i propri possedimenti, chiamava l'abbazia che mandava un monaco, il granciere, a dirigere i lavori. Evidentemente la Pianura Padana non fu creata a quadretti con i campi coltivati pronti per la raccolta, era invece molto piu' simile al Bosco delle Sorti della Partecipanza che si trova li' vicino e che rappresenta uno degli ultimi rimasugli delle foreste che prima del medioevo ricoprivano tutta la pianura.
Lucedio, anche grazie a questo servizio di "consulenza", arrivo' a possedere terre anche nel Monferrato e nel Canavese.
L'Abbazia di Lucedio divenne un fiorente centro di potere politico e venne a trovarsi addirittura sulla Via Francigena: tre Papi la visitarono nei secoli, e non per assaggiarne il risotto. Il suo valore commerciale e politico la rese possedimento pregiato: prima proprieta' dei Gonzaga, poi dei Savoia e infine di Napoleone all'inizio del XIX secolo. Caduto Napoleone, le proprieta' di Lucedio vengono divise in lotti e cedute a vari personaggi, tra cui il padre di Camillo Benso, conte di Cavour. Curioso che proprio Camillo Benso in gioventu' fu poi mandato a Lucedio a "tranquillizzarsi" un po', su ordine del padre.
Nel 1861 il lotto con l'Abbazia passo' al Raffaele de Ferrari, duca di Galliera, al quale i Savoia conferirono il diritto di fregiarsi del titolo di Principe di Lucedio. Nasce cosi' la denominazione attuale "Principato di Lucedio".