Nepal | Il te' non viene tutto dalla Cina

7 novembre 2017 | |
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Il te’ in Nepal


Il te’ e’ importante in Nepal, sia perche’ si beve ogni giorno (e l’abitudine di bollire l’acqua per il te’ e’ da secoli una delle basi contro la diffusione di malattie) sia perche’ si produce. Il raccolto pero’ e’ ridotto rispetto alla vicina India e quindi il te’ nepalese e’ meno conosciuto.

Il Nepal produce sia te’ in foglie (Orthodox Tea) sia per bustine (CTC Tea), secondo la tradizione coloniale britannica. Il te’ per bustine e’ prodotto dalle piante di Camelia sinensis var. assamica che cresce ad altitudini medio-basse del distretto di Jhapa. E’ di qualita’ (e di prezzo!) inferiore al te’ in foglie e quindi piu’ diffuso anche a livello locale.

Il te’ in foglie nepalese rimanda ovviamente alla tradizione cinese (chi l’avrebbe mai detto?!). Si produce quindi te’ verde, te’ oolong, te’ bianco ecc. ecc. Il te’ in foglie viene prodotto da piante che crescono ad altitudini superiori, tra i 1000 e i 2000 m di altitudine. Il te’ viene prodotto in diverse zone del Nepal orientale: Ilam, Panchthar, Dhankuta, Terhathum, Sindhulpalchok e Kaski. In un anno i raccolti sono 4: Marzo-Aprile (First Flush), Maggio-Giugno (Second Flush), Luglio (Third Flush), Ottobre-Novembre (Fourth Flush). Il First Flush e’ il migliore perche’ le foglie sono le prime dopo l’inverno e sono piu’ tenere. Questo raccolto pero’ produce meno te’ e quindi il prezzo tende ad essere piu’ alto, un po’ come il te’ pre-Qingming cinese. Il Second Flush e’ il piu’ interessante dal punto di vista commerciale: le foglie sono di buona qualita’ ed e’ sufficientemente abbondante. Il Third Flush viene raccolto il corrispondenza dei monsoni umidi e quindi il risultato e’ un te’ molto scuro e forte. Il Fourth Flush e’ l’ultimo prima del riposo invernale.

Storia


Si ritiene che le prime piante di Camelia sinensis siano nate da semi donati dall'imperatore cinese a un primo ministro indiano della dinastia dei Rana a meta ‘800. In realta’ le coltivazioni in Nepal sono precedenti e hanno le loro origini nelle piantagioni indiane volute dagli inglesi (a Darjeeling).

La prima vera piantagione di te’ inizio’ la sua attivita’ nel 1863, era la Ilam Tea Estate, nell'omonimo distretto. Con il tempo le produzioni nepalesi e indiane diventarono complementari ed i raccolti nepalesi venivano quasi al 100% venduti oltre il confine. La produzione nepalese pero’ fatico’ a crescere, soprattutto per la mancanza dello sviluppo agricolo e industriale necessario durante la dinastia dei Rana.

Con la caduta dei Rana negli anni ’50 del Novecento, l’industria fu privatizzata e nacque la prima piantagione su iniziativa privata, la Bhudhakaran Tea Estate nella regione pianeggiante del Terai. Fino ad allora il Nepal produceva pero’ solo foglie di te’ non lavorate, che quindi dovevano essere necessariamente esportate. Nel 1978 fu invece fondata la prima azienda per processare le foglie e produrre te’.

Oggi il te’ nepalese e’ prodotto soprattutto da coltivatori diretti che vendono le foglie a soggetti che sono in grado di processarle. Le zone di Jhapa, Ilam, Panchthar, Dhankuta e Terhathum sono state dichiarate “Tea Zones of Nepal”. Sono nate anche associazioni a livello nazionale a promozione del settore. Attualmente, la coltivazione di campi da te’ e’ uno dei metodi piu’ efficaci per la lotta contro la poverta’ e per l’emancipazione femminile in Nepal, a patto che il settore continui a crescere. Nel 2000, l’esportazione di te’ nepalese non raggiungeva le 150 tonnellate all'anno, ma oggi le esportazioni raggiungono anche le 5.000 tonnellate. In molti casi, i coltivatori diretti hanno potuto abbandonare la coltivazione di prodotti per la propria sussistenza dedicandosi esclusivamente alla coltivazione di camelie, un’industria che permette loro di rendersi autosufficienti per quanto riguarda le esigenze di base. Grazie alla crescita del settore, molti coltivatori diretti sono usciti dalla poverta’ e hanno acquisito potere di acquisto. In particolare, la differenza si vede nelle produzioni di te’ in foglie piuttosto che nelle produzioni destinate alle bustine (di minore qualita’, piu’ industrializzate e vendute a un prezzo molto piu’ basso delle foglie). Si calcola che entro il 2022 il settore dara' circa 100.000 posti di lavoro. Anche la destinazione del prodotto e’ importante: il valore di mercato del te’ nepalese e’ quasi 10 volte piu’ alto negli Stati Uniti che in India.

Il te’ ai piedi del Kangchenjunga


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Kangchenjunga Tea Estate è un'azienda nepalese di 94 ettari fondata nel 1984. Si trova ai piedi del Monte Kangchenjunga (8586 mslm), una zona limitrofa al Darjeeling. KTE e’ specializzato nella produzione di te’ in foglie di alta qualita’.



KTM è un esempio di azienda locale impegnata nel sociale per il miglioramento della vita dei propri dipendenti, contro le discriminazioni e a favore della sostenibilità ambientale e l’educazione delle nuove generazioni. Il tè da loro prodotto è certificato USDA Organic.

L’azienda e’ a Ranitar, nella remota regione del Panchthar, nel Nepal orientale. Si trova a un’altitudine compresa tra 1300 e 1800 mslm. Dal 1984, l’azienda porta avanti un modello cooperativo che vede il coinvolgimento diretto dei produttori locali. KTE ha sviluppato negli anni molti progetti nella zona, tra cui la costruzione di servizi igienici per ragazze nelle scuole dei villaggi piu’ remoti e la diffusione di maggiore consapevolezza in ambito sanitario tra i propri dipendenti.

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I dipendenti dell’azienda vengono ospitati nelle case all'interno della proprieta’, garantendosi cosi’ l’accesso a fonti di acqua potabile, elettricita’ e angoli cottura privi di fumi nocivi. I dipendenti hanno acceso a uno spaccio interno autogestito per l’acquisto di abbigliamento di base, riso, olio da cucina, sale e detersivi.

Dal 2002 e’ attivo un progetto di scolarizzazione dei figli dei dipendenti del KTE, a cui viene offerta la possibilita’ di frequentare, a carico dell’azienda, la scuola locale. Ad oggi, 2300 bambini hanno partecipato al progetto e attualmente 93 sono iscritti.

Dal 2005 KTE ha avviato il progetto “Cow-Bank” per offrire ai coltivatori una fonte integrativa di guadagno grazie alla distribuzione di mucche e tori. Della mucca non si butta via niente… nemmeno gli escrementi, che vengono rivenduti a KTE come fertilizzante. In cambio della partecipazione al progetto, i coltivatori si impegnano a consegnare a KTE il primo vitello nato, che entra nel circolo della “Cow-Bank”. Attualmente sono 177 le mucche in circolazione, dalle 36 iniziali.

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