I primi abitanti
L'isola e' stata probabilmente abitata a
partire da 6000 anni fa e rimase ad
uso quasi esclusivo degli aborigeni
fino al 1000, quando pescatori cinesi iniziarono a
stanziarsi sulle coste. Intorno al 1500
pero' l'importanza dell'isola crebbe sulla scia dei commerci tra la Cina e il
Giappone, le Filippine e Macao. I primi "stranieri" stabilitisi a
Taiwan furono gli olandesi,
interessati a trovare un punto di appoggio sulla rotta orientale e obbligati a
rinunciare ai punti migliori, gia' occupati da spagnoli, inglesi e portoghesi.
Gli spagnoli, per frenare gli
olandesi, occuparono la parte costiera a nord dell'isola, ma furono presto
sconfitti dagli olandesi e nel 1642 abbandonarono l'impresa. Venti anni dopo
anche gli olandesi furono cacciati, questa volta dai cinesi e lasciarono a loro
volta gli avamposti.
In questo periodo l’isola era stata
battezzata dai portoghesi con il nome di Ilha
Formosa (isola bellissima), termine ancora utilizzato soprattutto in ambito
scientifico per identificare le specie animali e vegetali autoctone.
L’arrivo dei cinesi
I cinesi che avevano combattuto contro gli
olandesi erano leali alla dinastia Ming,
ma nel frattempo in Cina i Qing
avevano preso il sopravvento e quindi di fatto a Taiwan si formo' un avamposto
Ming che aveva inizialmente l'obiettivo di riprendersi la Cina. Il tentativo
non funziono', ovviamente, e nel 1683 i Qing sbarcarono a Taiwan e
conquistarono l'isola. Considerato il suo potenziale economico, fu annessa
ufficialmente all'impero di Pechino con il nome di Taiwanfu, una prefettura della provincia del Fujian, dall'altra
parte dello stretto.
Durante il governo dei Qing, la
popolazione cinese sull'isola crebbe notevolmente e venne allargata l'area
coltivata a riso. L'immigrazione cinese proveniva quasi esclusivamente dal
Fujian (popolazione di etnia Hoklo)
e dal Guangdong (etnia Hakka).
Fino al 1860, alla fine della Seconda
guerra dell'oppio, Taiwan era rimasta fuori dal commercio globale, ma con la
sconfitta della Cina anche i porti dell'isola si aprirono ai mercanti stranieri
e fu avviato un proficuo commercio in particolare di canfora (Taiwan era il principale produttore al mondo) e te' con l'Occidente. Per la sua
importanza economica, i Qing fecero di Taiwan una provincia a se' stante nel
1885 e nominarono un governatore che applico' importanti politiche di sviluppo
soprattutto infrastrutturale.
I giapponesi
Nel 1894 scoppio’ la guerra tra Cina e
Giappone a seguito dell'invasione giapponese della Corea. Il Trattato di Shimonoseki, dell'anno
successivo, stabiliva che Okinawa, Taiwan e le isole Penghu passavano al
Giappone. La prima reazione taiwanese fu la dichiarazione di indipendenza, con
il nome di Repubblica Democratica di Taiwan. Nessuna forza straniera interveni'
in suo aiuto e i giapponesi conquistarono l'isola facendone una colonia. L'obiettivo dei giapponesi era
dimostrare agli occidentali che potevano superarli nella capacita' di gestire
il proprio territorio. Fecero quindi di Taiwan una colonia modello (ma
trattarono gli indigeni come selvaggi da addomesticare) migliorando la vita
della popolazione e la capacita' produttiva. Crebbe il sentimento di unita'
nazionale, almeno fino allo scoppio della seconda guerra sino-giapponese del
1937 (il preambolo alla Seconda guerra mondiale in Asia), quando il Giappone
mise in pratica il c.d. Kominka Movement,
un insieme di politiche che dovevano assimilare in tutto e per tutto i
taiwanesi ai giapponesi, dalla lingua alle tradizioni. Vennero dati nomi
giapponesi e molti taiwanesi vivi all'epoca sostengono che fossero
effettivamente giapponesi.
Il KMT
Nel 1911 Sun Yat-sen, il padre della Cina moderna, porto', con la sua
rivoluzione, a far capitolare la dinastia Qing e fondo’ nel 1912 il Partito Nazionalista Cinese (Kuomintang, o KMT). Divento’ cosi’ il primo presidente
della Repubblica di Cina, con capitale Pechino. In questi anni emerse la
figura di Chiang Kai-shek, molto
vicino a Sun Yat-sen e suo successore alla guida del KMT dopo la morte di Sun
nel 1925. Chiang Kai-shek era piu’ autoritario di Sun Yat-sen e non riusci’ a
mantenere buoni rapporti con il nuovo Partito
Comunista Cinese (CCP) nato nel
1921 per opera di Mao Ze Dong. Nel 1927
i due partiti dichiararono aperto lo scontro e inizio’ cosi’ la guerra civile cinese. Le dispute si
placarono solo durante l’occupazione giapponese della Cina (guerra
sino-giapponese del 1937) ma nel 1945, con la sconfitta del Giappone, lo
scontro riprese.
Si diffuse all’epoca di questi fatti l'idea
che il Giappone avesse di fatto "rubato" Taiwan ai cinesi e che
doveva essere restituita. Questo avvenne pero’ solo con la sconfitta del Giappone
nel 1945: il 25 ottobre il generale cinese Chen
Yi, in rappresentanza di Chiang Kai-shek e di tutti gli Alleati, ricevette
la dichiarazione di sconfitta da parte del Giappone e Taiwan venne data in
amministrazione alla Cina. Chen Yi si affretto' a dire che Taiwan apparteneva
di nuovo alla Cina. Taiwan era pero' "giapponesizzata" e questo non
andava bene ai cinesi: per questo e altri motivi piu' politici, Taiwan subi'
una serie di azioni di degrado, il commercio fu monopolizzato e i terreni
confiscati. La popolazione, inizialmente contenta di tornare sotto la Cina, si
ribello': tra il 27 e il 28 febbraio 1947, migliaia di persone (secondo alcuni 10.000 civili, secondo altri 30.000) si ribellarono alla consegna dell'isola alla Cina dopo la sconfitta giapponese e il risultato fu una repressione violentissima a parte del KMT. L'argomento e' rimasto "scomodo" fino al 1995, quando il Presidente Lee ha stabilito la data come Giornata della Pace e molti parchi commemorativi sono stati aperti nel paese.
L’arrivo di Chiang Kai-shek
Il 1
ottobre 1949 Mao, vincitore
della guerra civile cinese, proclama la nascita
della Repubblica Popolare Cinese (PRC)
e Chiang, il 10 dicembre, fugge a Taiwan.
Con lui arrivarono sull'isola 2 milioni di rifugiati. Portarono con se' molto
oro ma non bastava, l'isola era senza finanziamenti e rischiava il tracollo. In
questo frangente pero' scoppio’ la guerra
di Corea (1950-1953) e gli USA guardano a Taiwan come un avamposto
strategicamente indispensabile che non doveva capitolare per mancanza di fondi.
I finanziamenti americani fecero di Taiwan
una delle economie piu' forti dell'Asia (giornalisticamente, faceva parte con
Hong Kong, Singapore e Corea del Sud delle Quattro
tigri asiatiche). L'industria crebbe fino a superare, nel 1960, la
produzione agricola.
Nel 1971
l'ONU ammise la Cina comunista,
Chiang Kai-shek rispose ritirando l'isola dall'organizzazione. Nel 1979 Nixon normalizzo' le relazioni con Pechino, riconoscendo formalmente
la PRC e aprendo la propria ambasciata. Di conseguenza gli USA ritirarono il
riconoscimento ufficiale di Taiwan ma definirono i rapporti con l'isola nel Taiwan Relations Act: gli USA potevano
continuare a vendere armi di difesa a Taiwan e ogni azione che metteva a
repentaglio lo status quo tra PRC e ROC sarebbe stata interpretata come una
minaccia alla sicurezza americana.
Dopo Chiang Kai-shek
Intanto Taiwan continuava a cercare di
crescere: Chiang Kai-shek fu succeduto dal figlio CCK che, nonostante la legge marziale ancora in vigore, accetto'
nel 1986 l'apertura a un partito di
opposizione, il Partito Progressista
Democratico (DPP). L'anno
successivo la legge marziale fu interrotta. Nel 1988 CCK fu succeduto da Lee
Teng-hui e nel 1991 fu concluso ufficialmente
lo stato di guerra con la Cina, sancendo cosi' una nuova era per l'isola.
Nel 1996
si tennero le prime elezioni
presidenziali vinte da comunque da Lee e una serie di politiche sociali puntarono
ad accrescere il sentimento nazionale taiwanese, abbandonando cosi' la dipendenza
anche culturale dalla Cina. La Cina era contraria a queste manovre, che
dimostravano tra l'altro l'ambizione di indipendenza del presidente Lee.
Iniziarono quindi una serie di test missilistici che si conclusero solo con
l'avanzata massiccia della marina americana.
Lo sviluppo di Taiwan veniva pero' messo
in discussione dall'ampia presenza di gruppi criminali organizzati che
partecipavano apertamente alla politica locale, con tanto di omicidi
eccellenti.
Il governo del DPP
Nelle elezioni del 2000 i voti del KMT
vennero dispersi tra due candidati antagonisti, andando cosi' a favorire di
fatto il candidato DPP Chen Shui-bian. Terminava cosi' il
monopolio del KMT, durato 50 anni.
Fu avviata una riforma democratica degli
apparati militari, slegandoli dal controllo del KMT, e furono irrobustiti i
diritti civili di base. L'insieme delle politiche adottate porto' a un maggiore
senso di appartenenza nazionale. Il rapporto con la Cina era: voi non ci
attaccate e noi non dichiariamo l'indipendenza.
Nel 2000 pero' le cose cambiarono,
soprattutto dal punto di vista economico: il DPP cancello' la costruzione di un
nuovo impianto nucleare (settore ad appannaggio del KMT) e l'accesso al WTO apri'
il mercato nazionale al riso importato, facendo cosi' crollare un settore molto
importante per l’economia nazionale. In molti scelsero di investire in Cina e
non piu' a Taiwan, dove l'economia era in stallo. Chen fu comunque rieletto nel
2004 per un secondo mandato, segnato da scandali legati alla sua figura e a
quella dei suoi famigliari. Inoltre in questo periodo era di fatto il KMT a
comandare ancora. Chen fece alcune dichiarazioni a favore dell’indipendenza
dell’isola ma non ebbero conseguenze in nessun senso.
Nel 2005 la Cina emise la legge anti-secessione,
accolta con manifestazioni a Taiwan. Nel 2007, Taiwan tento’ l’ammissione all’ONU
con il nome Taiwan ma non fu accettata Al termine del mandato, Chen fu arrestato
per frodi e reati di varia natura.
Il ritorno del KMT
Le successive elezioni del 2008 furono
ovviamente vinte dal candidato del KMT, Ma
Ying-jeou, che riequilibro' le relazioni con Pechino gestendo di fatto
l'isola come una regione della Cina, senza pero' accettarne la sottomissione.
Furono agevolati gli scambi commerciali e accademici e favorito lo scambio di
talenti. Ma fu rieletto nel 2012 ma il sostegno della popolazione veniva sempre
meno, soprattutto a causa dell’atteggiamento di Ma particolarmente favorevole a
Pechino.
Il futuro
Il 20 maggio 2016 prendera’ posizione il nuovo presidente, Tsai Ing-wen, a capo del DPP. Tsai ha dichiarato di avere idee molto diverse dal suo predecessore soprattutto per quanto riguarda il rapporto con la Cina: secondo lei Taiwan e’ gia’ indipendente e quindi non e’ necessario che venga dichiarata l’indipendenza. Il suo obiettivo sara’ mantenere lo status quo nelle relazioni con la Cina e contemporaneamente rendere Taiwan piu’ democratica e libera attraverso una diversificazione dei partner commerciali. A livello nazionale, sono state promesse politiche volte a migliorare il livello di vita delle fasce piu’ svantaggiate e a rendere il governo locale piu’ trasparente. Oggi la situazione economica e' stagnante, i salari sono relativamente bassi (considerando soprattutto il costo della vita nelle citta', che cresce sempre di piu') ma la disoccupazione e' bassa (meno del 5%). Le nuove politiche di Tsai avranno un ruolo determinante sul futuro dell’isola.